Autore: Avv. Alessandro Amato
La ricerca della verità processuale si fonda su un complesso e variegato sistema di prove.
Tra queste, la consulenza tecnica di parte (la cd. CTP), anche se asseverata con giuramento, occupa una peculiare posizione.
Il suo valore non è quello di una prova piena e inconfutabile.
A ribadirlo con chiarezza è una recente pronuncia della Corte di Cassazione, che merita un'attenta analisi per le sue implicazioni pratiche.
Con la sentenza n. 5667 del 4/03/2025, la I Sezione Civile della Corte di Cassazione ha ribadito che: “la perizia giurata depositata unilateralmente da una parte non possiede intrinseca efficacia probatoria diretta in relazione ai fatti che il consulente dichiara di aver accertato, in quanto l'ordinamento giuridico non prevede la possibilità di precostituire fuori del giudizio un mezzo di prova di tale natura. Di conseguenza, la perizia giurata può essere considerata solamente come un indizio, equiparabile a qualsiasi altro documento proveniente da un terzo, la cui valutazione è rimessa al prudente apprezzamento del giudice di merito”.
La logica del principio
Il fondamento di questa regola risiede in un caposaldo del nostro ordinamento processuale: la prova si forma nel contraddittorio tra le parti, sotto la direzione e il controllo del giudice.
L'ordinamento giuridico italiano, infatti, non ammette la possibilità che una parte possa "precostituire" una prova al di fuori del processo, per poi "imporla" al giudice come un fatto incontrovertibile.
La perizia per quanto redatta da un tecnico qualificato e corredata da una formula di giuramento che ne attesta la veridicità sotto responsabilità penale, rimane pur sempre un atto di parte.
È un'allegazione difensiva a contenuto tecnico, finalizzata a supportare le tesi di chi la produce.
Consentirle un'efficacia probatoria autonoma e diretta significherebbe alterare l'equilibrio processuale, attribuendo a un documento unilaterale un valore che la legge riserva esclusivamente ai mezzi di prova tipici, come la testimonianza, il giuramento o la consulenza tecnica d'ufficio (la cd. CTU), disposta dal giudice proprio per garantire imparzialità e terzietà.
La qualificazione giuridica
La Cassazione ritiene quindi che la perizia di parte debba essere qualificata come un semplice indizio e il suo valore probatorio è liberamente e prudentemente apprezzato dal giudice di merito.
In pratica, la perizia di parte entra nel processo come qualsiasi altro documento proveniente da un terzo (ad esempio una lettera oppure una dichiarazione scritta) e può contribuire a formare il convincimento del giudice, ma solo insieme ad altri elementi.
In ragione di ciò, il giudice:
- se la ritiene convincente, logica e ben argomentata, può porla a fondamento della propria decisione, motivando adeguatamente le ragioni della sua scelta;
- ritenerla inattendibile, parziale o contraddetta da altre risultanze processuali (ad es. documenti, testimonianze e CTU) e quindi scartarla, anche in questo caso fornendo una spiegazione nella motivazione della sentenza;
- può trarre da essa elementi utili per approfondire la questione, ad esempio per formulare i quesiti da porre al consulente tecnico d'ufficio.
Implicazioni pratiche
Questa qualificazione ha conseguenze operative importanti.
Una parte processuale non può limitarsi a depositare una perizia giurata sperando che essa, da sola, possa essere sufficiente a dimostrare un fatto.
È invece di fondamentale importanza:
- supportare le conclusioni del proprio consulente con altri mezzi di prova, come documenti e testimonianze, che ne confermino gli assunti;
- se la questione tecnica è centrale per la controversia, è consigliabile comunque chiedere al giudice la nomina di un CTU, affinché la valutazione tecnica avvenga nel pieno del contraddittorio;
- utilizzare la perizia come strumento utile per le osservazioni e le istanze che il consulente di parte rivolgerà al CTU.
In conclusione, la perizia di parte è molto importante, ma non è la "prova regina". Il suo valore non è precostituito, ma si costruisce nel processo, attraverso la sua capacità di convincere il giudice e di confrontarsi con le altre prove. È un indizio, prezioso e qualificato, ma pur sempre un elemento che attende comunque la valutazione del magistrato.