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Ferie non godute: tema delicato per datori di lavoro e lavoratori dipendenti

Novità Lavoro
Pubblicato il 12 set 2023

Godere di ferie è un diritto irrinunciabile del lavoratore dipendente, sancito dalla Costituzione e dal Codice Civile (art. 36 Costituzione; art. 2113 c.c.). 

Il datore di lavoro che non concede le ferie ai propri dipendenti, può incorrere in sanzioni pecuniarie, variabili in funzione del numero di lavoratori coinvolti e della durata della violazione; inoltre, può essere condannato al risarcimento del danno per il pregiudizio subìto dal lavoratore.

Dal punto di vista fiscale e contributivo, le indennità corrisposte per ferie non godute alla cessazione del rapporto di lavoro, sono considerate retribuzione imponibile e sono quindi assoggettate a tassazione corrente e al pagamento della contribuzione previdenziale.

In ogni caso, il datore di lavoro è tenuto ad aggiungere l’importo del compenso per ferie non godute alla retribuzione imponibile del mese successivo a quello di scadenza del periodo di fruizione delle stesse. La retribuzione imponibile sarà poi decurtata dello stesso importo, per non duplicare il pagamento della contribuzione, quando le ferie saranno effettivamente godute dal lavoratore o alla cessazione del rapporto di lavoro.

I contributi previdenziali devono essere versati entro il diciottesimo mese successivo alla fine dell’anno solare di maturazione delle ferie, salvo che non intervengano norme contrattuali, regolamenti aziendali o pattuizioni individuali.

Il tema delle ferie non godute è delicato anche per l’applicazione dell’esonero contributivo (6 e 7%) previsto dalla Legge di Bilancio 2023 e dal Decreto lavoro; infatti, il lavoratore potrebbe essere escluso dall’agevolazione contributiva a causa dell’aumento dell’imponibile contributivo dovuto al compenso per ferie non godute.

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